Si è svolta a Milano, l’1 e 2 dicembre 2023, presso l’Università degli Studi in via Festa del Perdono, la Adult Cystic Fibrosis Conference organizzata dalla European Cystic Fibrosis Society e dalla European Respiratory Society per confrontarsi sui temi legati alla gestione della malattia nelle persone adulte. I lavori sono stati inaugurati dal Prof. Francesco Blasi, il quale ha condiviso aneddoti legati alla storia della Ca’ Granda, il primo ospedale/lazzaretto durante l’epidemia di peste del 1800 e che ringraziamo per aver accolto la nostra richiesta in qualità di Lifc Lombardia per poter permettere la partecipazione di alcuni membri del Direttivo Nazionale e pazienti del Laboratorio pazienti adulti.

Numerosi sono stati gli interventi da parte di esperti a livello internazionale nel campo della cura della fibrosi cistica; in questo articolo, ne presentiamo alcuni:

Isabel Fajac (Francia)

La timeline dei modulatori viene presentata, iniziando nel lontano 2012 con l’introduzione di Ivacaftor sul mercato. Nel 2019, Trikafta ha fatto il suo ingresso negli Stati Uniti. L’evidente vantaggio clinico di Trikafta è oggetto di monitoraggio attraverso esami quali TC torace, valutazioni cliniche, spirometria e test del sudore.

Attualmente, l’attenzione della ricerca si focalizza sugli effetti collaterali a breve e lungo termine, oltre a considerare gli aspetti correlati ai cambiamenti nella patologia. Risulta interessante notare che i pazienti con una storia di disagi psichiatrici potrebbero manifestare disturbi ansioso-depressivi in seguito all’assunzione del farmaco, poiché questo influisce sulle prospettive di vita. Alcuni studi iniziano a esplorare la sicurezza dell’assunzione di Trikafta durante la gravidanza nelle donne affette da fibrosi cistica.

L’aumento dell’aspettativa di vita, il miglioramento dei parametri clinici come il peso e l’assorbimento dei grassi, portano con sé la gestione di patologie croniche tipiche dell’età avanzata, quali problemi cardiovascolari, renali e tumorali. Questi aspetti vanno considerati anche in relazione ai numerosi farmaci assunti nel corso degli anni.

La discussione si conclude focalizzandosi sull’accesso al farmaco. In Europa, la Francia rappresenta un esempio virtuoso, garantendo l’accesso a Trikafta per tutti i pazienti di età superiore ai 6 anni, indipendentemente dalla presenza della mutazione DeltaF508. Quest’ultima rappresenta ancora in Italia l’indicazione principale per l’utilizzo del farmaco.

Cornelis Kors van der Ent (Utrecht, Netherlands)

In Olanda, il progetto degli organoidi è attualmente in corso, ma ha subito una battuta d’arresto con l’avvento della pandemia da COVID-19. Il principale centro di ricerca europeo per questo progetto è localizzato a Utrecht. Gli organoidi rappresentano frammenti di tessuto ottenuti mediante la “coltivazione” di cellule di mucosa intestinale o bronchiale, prevalentemente di origine intestinale. Queste cellule si riproducono, consentendo la formazione di frammenti di tessuto specifici del paziente in questione, i quali vengono successivamente catalogati e conservati.

La disponibilità di frammenti di tessuto consente di condurre test in vitro per valutare la risposta alle nuove terapie. È previsto che nel 2024 si avvii la fase 1-2 degli studi sulle prime terapie geniche nel Regno Unito e nell’Unione Europea, con la partecipazione di almeno quattro aziende farmaceutiche.

What do people with CF think?
Alan Smyth (Nottinghamshire)

Le attuali priorità nel contesto della fibrosi cistica (FC) sono state discusse, evidenziando in modo significativo l’urgente necessità di una cura accessibile a tutti, in particolare attraverso terapie geniche e la gestione delle sfide connesse all’invecchiamento. In aggiunta, sono state affrontate questioni cruciali, quali la gestione della gravidanza e le problematiche correlate all’uso cronico di farmaci in FC, come la resistenza agli antibiotici.

Kevin Southern (Liverpool (Merseyside), United Kingdom) e Andrea Gramegna (Milano (MI), Italy.

Durante la discussione, si è posto l’accento sull’importanza dell’introduzione di uno screening su base nazionale. In Italia, tale pratica è stata introdotta con una legge del 1992, ma ha iniziato a diffondersi gradualmente solo negli anni ’10 del 2000, coinvolgendo progressivamente tutte le regioni. Lo screening non solo permette la diagnosi precoce e il trattamento della FC, ma contribuisce anche all’aggiornamento del registro delle mutazioni europee, fornendo una comprensione approfondita della malattia e delle sue sfaccettature. Inoltre, consente di studiare le mutazioni che possono essere associate a determinati quadri di malattia.

Il dottor Gramegna ha sottolineato l’importanza di comprendere i disturbi correlati alla FC, raccontando di casi in cui pazienti presentavano segni clinici e patologici tipici della fibrosi cistica, come le bronchiectasie, ma non avevano mutazioni della CFTR legate alla FC o possedevano addirittura una sola copia del gene malato. Conoscere questi quadri “borderline” è cruciale per prevenire il deterioramento della condizione e al contempo è utile per comprendere che nella FC esiste un continuum, dove l’eterozigosi non garantisce necessariamente la salute assoluta. La presenza o assenza di disturbi correlati alla FC è influenzata dalla percentuale di funzionalità della proteina CFTR, sottolineando la complessità della malattia.

Dorota Sands (Warszawa, Poland)

Un intervento importante con cui si è conclusa una delle due giornate della conferenza ha esplorato il rapporto tra la terapia con modulatori e le terapie sintomatiche nel contesto della fibrosi cistica. Non vi sono dati sufficienti per propendere da una o l’altra parte, quello che si sa è che nel breve-medio termine non sembra esserci un miglioramento della microbiologia, indicando che i batteri preesistenti tendono a persistere, seppur con un muco meno denso e quindi con meno lesioni evidenti alla tomografia computerizzata del torace. Di conseguenza le terapie antibiotiche e sintomatiche continuano a essere parte integrante del protocollo, quello che al momento si fa è ridurre il carico di multivitaminici e integratori, poichè grazie al trikafta si ha spesso il problema inverso e cioè dell’accumulo di peso dovuto all’aumentato assorbimento.

Oltre a questi temi, sono stati esaminati anche aspetti legati alla nutrizione, con focus su come promuovere un’alimentazione ipercalorica evitando l’abuso di cibi spazzatura e grassi saturi, comportamento che è spesso riscontrato tra i pazienti, prediligendo altre fonti di grassi. Si è parlato inoltre della diversità di risposta clinica nei pazienti che assumono trikafta, delle loro diverse esigenze e anche di aspetti logistici sul centro, come esso debba essere strutturato e l’importanza di coinvolgere diverse figure professionali in considerazione della natura multiorgano della malattia che aumenta il suo peso sugli altri apparati anche grazie all’utilizzo dei modulatori.

(A cura di Alfredo Scardini, segretario LIFC Lombardia)